Che la Tailandia sia una delle mete turistiche più gettonate lo si sapeva. Che venga raggiunta da milioni di persone ogni anno, pure. Ma che dovesse arrivare al punto di chiudere totalmente (e a tempo indeterminato) una delle sue spiagge più belle per “ricostruzione ecologica”, lo trovo sconcertante.
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Maya Bay
Maya Bay si trova a Phi Phi Leh: un’isoletta del piccolo arcipelago di Phi Phi Islands, nel mar delle Andamane, a una quarantina di chilometri a est di Phuket (Tailandia). La spiaggia di Maya Bay (di sabbia bianchissima) è lunga 250 metri e larga 15. Racchiusa come in un abbraccio da alte scogliere rocciose ricche di vegetazione e bagnata da un mare turchese: definirlo un “paesaggio da cartolina” è riduttivo. E’ diventata famossima in tutto il mondo per essere stata la location, nel 2000, del film “The beach”, con Leonardo di Caprio.
Vittima del suo stesso successo, è stata letteralmente invasa da orde di turisti, che hanno raggiunto perfino le 5000 unità al giorno. Con un incremento di mezzo milione di visitatori all’anno (facilitati anche dal fatto che l’isola si può raggiungere in solo 1 ora di speed-boat da Phuket) sono stati raggiunti i 2 milioni e mezzo del 2018! Numeri impressionanti che avrebbero dovuto far riflettere già da anni, e che hanno causato un (prevedibile) serio danneggiamento dell’ecosistema dell’isola, specialmente dei coralli, in buona parte distrutti dall’incessante movimento delle barche.
Maya Bay è stata chiusa
Nel mio post su Phi Phi Islands, a proposito di Maya Bay, avevo già scritto testuali parole: “Spero si trovi al più presto un modo per regolamentare gli accessi e preservare questo e ad altri siti presi d’assalto senza alcun ritegno”. Poi, cercando sul web qualche informazione di carattere geografico, mi sono imbattuta in questa segnalazione: “Maya Bay, a Phi Phi Island, è chiusa ai turisti a tempo indeterminato“!
La notizia non mi ha sorpresa, purtroppo. C’era da aspettarselo e, anzi, ne sono felice! Nonostante Maya Bay (sull’isola di Phi Phi Leh) sia la meta più famosa e visitata dell’arcipelago, noi avevamo evitato di andarci. Dal traghetto che ci portava al nostro resort, in lontananza, avevamo visto una moltitudine di barche e di gente chiassosa ammassata su quella spiaggetta e ci eravamo resi conto che non ne sarebbe valsa la pena.
E’ stato deciso il divieto totale di accesso a Maya Bay e aree limitrofe a partire dal 1 giugno 2018 e per i 4 mesi successivi. Per favorire il ripristino delle risorse naturali, inoltre, sono stati piantati 10.000 nuovi coralli. Ma 4 mesi non sono stati sufficienti e, a ottobre 2018, Thailand’s Department of National Parks, Wildlife and Plant Conservation (DNP) ha annunciato che Maya Bay sarebbe rimasta chiusa a tempo indeterminato. Come specificato nell’annuncio, e come riporta CNN Travel, l’ecosistema marino ha bisogno di più tempo per rigenerarsi e la chiusura verrà estesa da ottobre “fino a quando le risorse naturali non torneranno alla normalità”.
Riflessioni di una viaggiatrice
Qualche riflessione è d’obbligo. Prima di tutto la smania delle persone di raggiungere a tutti i costi un luogo “famoso” (bellissimo, per carità) solo per scattare foto da far vedere agli amici e poter dire “io ci sono stato!” (perchè così è nella maggior parte dei casi, diciamocelo!) è deprimente. E’, in gran parte, gente (compresi quelli che i turisti ce li portano) che non ha il minimo rispetto per l’ambiente (nè tantomeno ha interesse a preservarlo), nemmeno quando si tratta di uno dei luoghi più belli (e delicati) del mondo.
Ma soprattutto: gli enti governativi non potevano intervenire prima? Non lo vedevano che Maya Bay era letteralmente invasa da decine di barche che scaricavano fino a 5000 persone al giorno, che potevano fare quello tutto quello che passava loro per la testa? Non lo immaginavano che la spiaggia sarabbe stata devastata, il reef distrutto, il mare inquinato? Bastava, forse, mettere qualche paletto e, oltre a proteggere l’ecosistema, i turisti avrebbero probabilmente continuato a godere di questo paradiso (e la Tailandia ad accoglierli).
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Gli interventi su Maya Bay
Sul Bangkok Post il professor Thon Thamrongnawasawat, un biologo marino della Kasetsart University e membro del comitato dei Parchi Nazionali ha dichiarato che la chiusura di Maya Bay è stata necessaria non solo per proteggere l’ambiente, ma anche per creare in loco alcune strutture: passerelle su cui camminare, servizi igienici e moli galleggianti per le barche dei turisti. Verrà inoltre introdotto un sistema di e-ticket.
Lo stesso Thamrongnawasawat ha inoltre dichiarato che il numero dei visitatori sarà limitato a 2.400 al giorno in alta stagione. E che stanno valutando di introdurre anche di limiti di tempo. Un sistema di prenotazione online sarà avviato come progetto-pilota: l’obiettivo è di limitare il numero di visitatori e ridurre la corruzione, garantendo che tutte le quote d’ingresso arrivino effettivamente nelle casse dello Stato. Ai proprietari delle barche, sarà inoltre richiesto di installare dei “trackers” digitali a bordo, se vorranno attraccare all’interno di Maya Bay.
Insomma, sembra che Maya Bay sia stata chiusa per una buona causa: un turismo finalmente sostenibile, anche se con grave ritardo.